Laboratorio Saccardi (collettivo fondato a Palermo nel 2002, da Vincenzo Profeta, Marco Barone, Giuseppe Borgia e Tothi Folisi. Dal 2013 è composto da Vincenzo Profeta e Marco Barone) utilizzano una firma enigmatica, intorno alla quale gli artisti hanno costruito una spiritosa mistificazione all’inizio della loro carriera come “eredi di Albert Saccardi”, immaginario artista svizzero vissuto all’inizio del Novecento, in nome del quale hanno creato un originale linguaggio comunicativo efficace, provocatorio e diretto per realizzare opere che spaziano tra pittura, video, scultura, sconfinando nell’installazione, progetti web e performance. Sempre attenti al panorama socio-politico e culturale, con la loro cinica, dissacrante e incessante produzione, gli artisti testimoniano una contemporanea forma di attrazione voyeuristica per la cronaca nera e l‘attualità, unità al citazionismo dalla storia dell’arte. Il Museo Civico conserva due opere del collettivo, acquisite a distanza di sei anni l’una dall’altra, entrambe legate alla rielaborazione di elementi della tradizione artigianale siciliana, attualizzata dagli artisti attraverso il loro stile volutamente naif, in un sincretismo tra “bad painting” e cultura popolare. Cosa Mostra (2010) è un’opera che testimonia come il loro irriverente sarcasmo sia utilizzato per rielaborare temi di storia e attualità. Il supporto-opera è il “masciddàru”, la parte laterale del carretto siciliano, dove vengono narrati gli eventi. Gli artisti si servono di un apparato iconografico e antropologico che affonda le radici nella cultura popolare siciliana, trasfigurando le gesta dei paladini di Francia nella realtà della guerra di mafia. Al posto delle battaglie mitiche di Orlando e Rinaldo ci sono i “nuovi paladini” della giustizia, eroi contemporanei: contestatori, magistrati, semplici cittadini, vittime non solo della mano armata, ma anche della non-cultura mafiosa.
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29 Maggio 202129 Maggio 2021
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